L’engliano è una non-lingua inventata da persone che mai, a nessun titolo, dovrebbero proporsi come traduttori. Sgradevole a dirsi, ma vero.
Solitamente (ma non sempre) si tratta di madrelingua italiani che sanno un po’ d’inglese. O magari ne sanno anche parecchio, ma questo non fa di loro dei traduttori.
E infatti uno dei problemi più spinosi nell’ambito delle traduzioni è che quasi nessuno capisce la differenza tra essere capaci di parlare, vivere e lavorare in una lingua straniera (azione che decine di milioni di persone compiono tutti i giorni nel mondo) e fare il traduttore.
Bilingue ≠ Traduttore.
Ovviamente, un traduttore deve sapere almeno una lingua straniera: ma al mondo, appunto, milioni di persone conoscono una o più lingue straniere. Allora sono tutti traduttori?
Ovviamente, no. Per fare un traduttore ci vogliono la competenza in una lingua straniera e una grandissima abilità nella scrittura della propria lingua madre. La differenza sta nel saper scrivere in inglese non «benino» o «abbastanza chiaramente», ma in modo magistrale: vale a dire che i veri traduttori sono rarissimi.
La filosofia dell’engliano, invece, è che la lingua non conta poi così tanto; che il significato del testo originale italiano non è poi così importante; che scrivere in un inglese limpido e ben strutturato non serve. In engliano, l’unico elemento davvero bilingue è la sciatteria.
Ed ecco alcuni esempi di engliano—da fonti insospettabili.
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Versione italiana di Isabella Zani.